Nuova intervista su Rap e linguaggio nel libro IN TRAPPOLA – (Il Sole 24 ore)

È uscita una mia nuova intervista in cui parlo di Rap e linguaggio all’interno del libro “In Trappola”, a cura di Chiara Di Cristofaro, Livia Zancaner e Simona Rossitto, edito da Il Sole 24 ORE.

«Nella mia sfortuna sono stato fortunato – racconta – sono cresciuto con una certa sensibilità, facevo ascoltare le canzoni a mia madre, che era il mio punto di riferimento. La vedevo andare in carcere a trovare mio padre, vedevo la sofferenza. Come è possibile glorificare la vita di strada? Io non l’ho mai fatto, perché l’ho vissuta. All’inizio, quando ho cominciato a fare rap, ero uno spaccone. Poi sono entrato a Rebibbia per un concerto e sono affiorati i ricordi. Da lì, per me la musica è diventata terapia. Usare un linguaggio violento, misogino e sessista solo perché considerato “da rapper” è molto pericoloso ed è uno stereotipo: come pensare che per creare musica rap sia obbligatorio indossare catene d’oro. È banale, si può fare rap in un altro modo, senza copiare, spiega Issaa. Anche perché non pochi rapper in Italia «vengono da contesti borghesi: potrebbero usare un altro linguaggio che appartiene alla società in cui stanno vivendo e devono rappresentare, abbandonando i soliti cliché: soldi, armi, donne, moda. Questo è il mio messaggio per le nuove generazioni».